Futurismo: un movimento artistico tutto italiano
In un presente che sembra voglia dimenticare le proprie eccellenze passate e presenti, e quindi mettere a rischio quelle future, oggi voglio dedicare questo articolo ad una avanguardia tutta italiana: il futurismo. Questo per ricordare che, con qualche inciampo , ma con costanza e perseveranza, l‘intelligentia italiana è sempre stata ed è una delle più vive ed innovative d’Europa.
Il futurismo nasce in Italia all’inizio del ‘900, in un periodo storico, come quello odierno, ricco di innovazioni tecniche che hanno cambiato in maniera indelebile la società europea; nei primi anni del’900 si diffonde, la radio, si illuminano le strade con i lampioni elettrici; i treni le autovetture e gli aeroplani nel giro di poco più di un trentennio diventano elemento della quotidianità di tutti gli italiani. Questa ventata di novità che all’epoca accorciava le distanze e avvicinava le persone non poteva lasciare indifferenti gli artisti italiani che, fino ad allora, avevano ricercato i canoni della bellezza nel nostro glorioso passato rinascimentale. Nel 1910, un anno dopo la pubblicazione del manifesto futurista di Marinetti, fondatore del movimento, Boccioni, Carrà e Russolo scrivevano il “manifesto dei pittori futuristi” che proclamava la rottura con il passato e la rinascita di una nuova Italia: “Dovete sapere che il trionfale progresso della scienza ha generato per l’umanità mutamenti tanto profondi che si è spalancato un abisso fra i docili schiavi del passato e noi, liberi e pieni di fiducia nella radiosa magnificenza del futuro. Siamo stanchi della vergognosa ignavia che, fin dal rinascimento, ha condotto i nostri artisti a vivere in una costante appropriazione indebita delle glorie del passato. Per le altre nazioni l’Italia è ancora il paese dei morti, un’immensa Pompei di sepolcri imbiancati. Ma l’Italia sta rinascendo, e il suo Risorgimento politico troverà un’eco nella sua rinascita intellettuale”.
Non è solo l’arte in tutte le sue espressioni a dover risorgere ma è tutta la società italiana a rinascere. Così il futurismo si interessa di moda ed inventa scarpe bicolori, cravatte policrome in cartone o legno, talvolta correlate da lampadine intermittenti colorate. Propone abiti completati da modificatori, cioè pezzi di stoffe di vari colori e diverse forme da cambiare più volte al giorno a seconda delle occasioni e dell’umore. La cucina al grado di “Abbasso la Pastasciutta” fu rinnovata secondo l’ideale che “si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia” (Marinetti). L’architetto Santelia disegna una nuova città verticale , il teatro fu rivoluzionato con spettacoli in cui non sono più gli attori i protagonisti ma oggetti geometrici come piramidi, cubi e cilindri.
Le parole chiave del futurismo in ogni sua espressione furono tutte quelle legate all’idea di rinascita: velocità, dinamismo, simultaneità, azione…
La rivoluzione futurista così come auspicata dal suo fondatore Marinetti non fu mai pienamente attuate spesso, gli intellettuali italiani guardano ancora oggi forse troppo attentamente all’arte classica della nostra tradizione senza riuscire a distaccarsene. Ma , di fatto, il futurismo è stato un movimento che ha rinnovato dalle fondamenta l’arte europea con un entusiasmo e una forza invidiabile. Alle volte boriosi, presuntuosi e troppo sicuri di se i futuristi hanno avuto il pregio encomiabile di credere nella forza rivoluzionaria della cultura e del ruolo centrale dell’intellettuale nella società. Una lezione che nella società dei consumi si vuole far dimenticare! Ma in tanti ricordiamo che siamo quello che sappiamo e che facciamo, non quello che compriamo o possediamo.