L’arte come ricerca della perfezione
La passione per l’arte e quella per la scienza hanno segnato profondamente la mia vita. Ho avuto la fortuna di approfondire all’università entrambi questi amori e sono arrivata alla conclusione di essere affascinata in realtà dal filo conduttore che li unisce: la perfezione. Ma se la natura è perfetta in tutte le sue manifestazioni e la scienza è quindi meraviglia e rispetto di fronte a dei meccanismi perfetti, l’arte è invece l’anelito dell’uomo alla perfezione. L’uomo cerca di arrivare alla perfezione. Forse nel rinascimento più maturo ha anche raggiunto l’equilibrio, la pienezza di qualcosa che era perfetto nella sua totalità, niente si può togliere ne aggiungere ad un quadro di Bellini o alla città ideale attribuita a Piero della Francesca, ma proprio davanti a questa raggiunta perfezione l’artista ha dovuto riconoscere la banalità dell’ essere umano, cioè la sua imperfezione.
E l’uomo, colui che fruisce dell’arte resta incantato dalla bellezza della perfezione delle opere realizzate ma non si rispecchia più in esse. Meccanismo perfetto in un mondo imperfetto, l’uomo ricerca ancora la sua utopia ma è ormai consapevole che tale mondo non sarà mai suo. Con l’arte non vuole più raggiungere la perfezione, ma esprimere l’anelito che la nostra società e il nostro essere uomini ha sempre come esigenza profonda, l’anelito ad una bellezza che non raggiungeremo mai, quella della perfezione, perché di fatto non ci appartiene. Eppure questo bisogno così profondo resta ancorato nella nostra anima e la ricerca della bellezza resta un movente fortissimo, spesso sottovalutato, delle scelte che la nostra società fatta di uomini fa.
Mi sono imbattuta in un testo di Hillman che meglio di me ha saputo descrivere queste mie riflessioni: ” Sono fermamente convinto che se i cittadini si rendessero conto della loro fame di bellezza, ci sarebbe la ribellione per le strade. Non è stata forse l’estetica ad abbattere il Muro di Berlino e ad aprire la Cina? Non il consumismo ed i gadget dell’Occidente come ci viene raccontato, ma la musica, il colore, la moda, le scarpe, le stoffe, i film, il ballo, le parole delle canzoni, la forma delle automobili. La risposta estetica conduce all’azione politica, diventa azione politica, è azione politica”(J.Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, Bergamo 2002)
Eppure nella nostra società non possiamo non comprendere come il vero pericolo sia proprio ciò che maggiormente ci circonda e intossica la nostra anima: la bruttezza, la banalità, la tristezza, l’omologazione. Certo la nostra sfida quotidiana è proprio quella di riconoscere attorno a noi il coraggio, l’audacia, la bellezza e di divenire giorno dopo giorno fautori di bellezza affinché la nostra anima non si spenga.
Bibliografia
L. Benevolo, Storia dell’architettura del Rinascimento, Editori Laterza, Bari 1988
J. Hale La civiltà del Rinascimento in Europa, 1450-1620 Arnoldo Mondadori editori, Milano 1994
J.Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, Bergamo 2002